Cronache Lombarde – Giorno 23° (ex-isolamento)

31 03 2020

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L’Arte della Guerra consiste nell’essere sempre al corrente della situazione del nemico, in modo da poter decidere a ragion veduta sul combattimento. (Sun Tzu  – 544-496 AC)

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Oggi, molti giornali titolano sul miglioramento osservato nei dati relativi alla riduzione dei casi positivi e sulla connessa speranza di essere giunti al famoso picco e, quindi, intraprendere il lento rientro alla normalità.

Cerchiamo quindi di leggere bene i dati, in modo di “certificare” in qualche modo il cambiamento del “pattern” nella dinamica dei dati.

Cominciamo con un piccolo test. Di seguito vi mostro il grafico relativo al numero di nuovi positivi totali .

Per rispondere, ricordate che il dato dei “nuovi attualmente positivi” fornito dalla protezione civile è un saldo pari al dato degli attualmente positivi del giorno precedente, meno i decessi ed i dimessi, più i nuovi positivi. Per calcolare quindi il totale dei nuovi positivi di un qualunque giorno X bisogna fare il procedimento inverso.

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Il grafico è a doppia scala. La scala di sinistra riporta il numero giornaliero di nuovi positivi, mentre la scala di dest

ra il numero dei decessi nella stessa giornata. Cosa notate?

E’ inevitabile notare, che a meno del fattore di scala, i due grafici presentano un andamento molto simile. Il che però non sarebbe logico. Ovvero non è logico che ad un picco di “nuovi positivi” di un giorno qualunque (ad esempio il 21/3) corrisponda anche il picco dei decessi, a meno che i “nuovi positivi” non siano del giorno X ma del giorno X-Y, dove Y è il ritardo medio con cui il risultato dei famosi tamponi viene reso disponibile.

Secondo questo recente studio (già precedentemente citato ma che propongo nuovamente per il forte interesse :  “The early phase of the COVID-19 outbreak in Lombardy, Italy”), questa è la fotografia relativa ai primi 5.830 casi rilevati in Lombardia:

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dove ritroviamo un’indicazione di 5,26 giorni quale “delay” (meglio ritardo?) con cui verosimilmente (in senso statistico e non solo) i dati risultanti dai risultati di laboratorio sono afferibili all’emersione dei casi.

Quindi, il lungo “pippone” precedente serve solamente a dire che oggi stiamo osservando un calo che sarebbe già avvenuto 5 giorni fa. In fondo è come osservare le stelle, ormai sappiamo tutti che la luce che ci raggiunge oggi era partita solo alcuni anni luce prima…

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Quindi i 1.154 nuovi casi misurati ieri, che confermano il trend di rallentamento che osserviamo dal picco del 20/21 marzo sono certamente buona notizia.

Un punto va però, obbligatoriamente, chiarito. Questi nuovi casi non sono da considerarsi, in nessun caso, il totale dei possibili nuovi contagiati in Lombardia.

Quale puro esercizio accademico, se utilizzassimo il dato di letalità mondiale (4.8%) quale costante per ricalcolare, al rovescio, il numero dei contagiati, tendendo anche conto del fatto che il consenso attorno al numero degli asintomatici (non rilevati), stima una quota del 50% , questa è la figura che ne uscirebbe:

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Mostrando un dato di potenziali 250.000 contagiati in Lombardia, circa sette  volte superiore a quanto registrato. E’ bene tenere in mente questi numeri nella sempre più necessaria definizione di una “exit strategy” perché sono sufficienti poche unità di contagiati per fare ripartire la dinamica epidemica.

Ricordiamo che la elevatissima correlazione fra quota dei decessi e nuovi casi, conferma

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la scelta da tempo operata in Lombardia, di una politica di test limitata a chi si presenta in pronto soccorso con sintomi quali febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Il grafico precedente mostra il totale dei 25.000 attuali (al netto quindi dei guariti e dei decessi) casi che vengono attualmente monitorati e che vede oggi un sostanziale equilibrio fra casi domiciliari ed ospedalieri. Questo “serbatoio” di casi  attuali è lo “stock” che genererà i futuri decessi che, purtroppo, mostra ancora una preoccupante tendenza alla crescita (ad oggi il 16% dei casi registrati è deceduto).

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Sempre tra le buone notizie va registrato il nuovo “picco” nelle dimissioni ospedaliere (+1.082) che porta il saldo del carico del sistema sanitario ad un netto di +284 casi che

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pur restando 284 di troppo sono comunque un segnale di riduzione che speriamo si mantenga.

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Meno buone sono le notizie legate alla disponibilità di posti letto di terapia intensiva che ieri ha mostrato solo 2 nuovi ingressi (del tutto insufficienti dato che lo stock di 25.000 casi attuali potenzialmente genera un 3-4% di necessità di ICU).

Nell’attesa quindi che il nuovo ospedale COVID allestito nella vecchia Fiera di MIlano diventi operativo (oggi ci informano che “dei 260 ventilatori polmonari acquistati in Cina …., sono in arrivo i primi 22,“) questo dato non può che essere generatore di forte preoccupazione e, purtroppo, premonitore di un livello di decessi che si manterrà nell’ordine dei 300-500 decessi al giorno ancora a lungo (ricordiamo sempre che in un giorno medio, in Lombardia, per qualunque causa, muoiono 250-270 persone).

La giornata di ieri ha anche presentato una crescita dei ricoveri (+1.744) superiore al numero dei nuovi positivi (+1.154). La differenza è stata generata da un trasferimento di circa 590 casi dai domiciliari all’ospedale.

Quindi, i decessi di ieri. Con 458 nuovi casi sono in aumento rispetto al dato del giorno precedente (416).

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Quindi un dato ancora elevato e che si manterrà elevato (ed anche proporzionalmente elevato) fino alla significativa riduzione dello “stock” di contagiati “gravi” che ne genera la triste dinamica, essendo  anche espressione della perdita di efficienza del sistema ospedaliero.

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Come aveva già stimato Bill Gates nel 2015 (di cui consiglio assolutamente la visione del video dei TED Talks) abbiamo ampiamente dimostrato non solo che “We’re not ready for the next Pandemic” ma anche di aver operato alcune scelte in evidente cecità programmativa (nel 2009 il nostro paese aveva 7.500 posti di terapia intensiva come potete anche trovare in questo studio del 2012 che già segnalava otto anni fa “the variability of critical care bed numbers in Europe”).

Occorrerà dimostrare (ed in grande fretta) non solo come migliorare la nostra capacità di reazione, ma anche soluzioni innovative e tecnologiche per combinare la necessaria protezione della salute con quella anche dei sistemi economici che la finanziano.

Infine il quadro internazionale.

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Dopo Italia, Spagna e USA anche la Germania si avvia a superare già alla terza settimana il numero dei casi totali della Cina e presto lo faranno anche Francia e e UK (mia stima : 8/10 giorni).

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In termini di decessi assoluti la dinamica è la medesima con la sempre notevole ed interessante eccezione della Germania, che pur mostra una progressiva salita (adesso all’1%) e che, a parere di chi scrive, può essere solo ascrivibile ad una politica diagnostica nettamente più marcata ed estensiva degli altri paesi del panel.

Lo scenario è quindi in movimento, sia a livello locale che internazionale. La guerra è certamente ancora lunga, ma siamo fiduciosi che sul fatto che si cominciano ad intravedere nuove strategie innovative.

Come sempre anche oggi il pensiero va a chi combatte in prima linea come anche alle tante vittime ed al dolore dei loro familiari, con una parola di coraggio e di riconoscenza per i primi  ed una parola di conforto per chi ha perduto una persona cara.

E anche per oggi è tutto.

#stiamoacasa. #teniamoduro #coronavirusitaly #washyourhands #coronavirusmilan #stayathome

Sources:

 

 





Cronache lombarde – 22° giorno (ex isolamento)

30 03 2020

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“Non illuderti che il nemico possa non venire, ma tieniti sempre pronto ad affrontarlo. Non illuderti che il nemico non ti attacchi, ma fai piuttosto in modo di renderti inattaccabile. È una regola fondamentale dell’Arte della Guerra.” (Sun Tzu – 544-496 AC)

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L’inizio della quarta settimana di “confinamento” mostra i primi segni di quella che potrebbe divenire una vera e propria guerra di logoramento e che quindi impone la valutazione di un cambio di strategia.

La semplice lettura, quasi cartomantica, dei dati, nella speranza di leggere l’inversione di tendenza diventa, essa stessa, azione quasi insopportabile.

I dati della giornata di ieri ci portano inevitabilmente alla lettura dei segnali di pesante saturazione del sistema.

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I nuovi casi (rilevati, ma sappiamo che sono solo una frazione minoritaria del totale) sono stati 1.592 (peraltro, ricordiamoci che i cosiddetti “casi positivi” sono rappresentati dai ritorni delle analisi dei tamponi orofaringei, e quindi fotografano la situazione di circa 3-4 giorni fa).

Più importante è quindi l’osservazione dei nuovi ospedalizzati, perchè è quella la nostra “prima linea” dove si registra lo scontro più diretto e più duro.

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Nel grafico osserviamo come il totale dei ricoverati cresca senza soluzione di continuità ad un ritmo di 400/500 unità al giorno, ed abbia raggiunto quasi i 13.000 ricoveri.

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Dei 470 nuovi ospedalizzati solo 9 hanno trovato posto in terapia intensiva, segno inequivocabile che da oggi in avanti siamo davvero in “terra incognita”.

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L’affaticamento del sistema ospedaliero è, purtroppo, leggibile nella costante crescita della mortalità ospedaliera, che ha superato il 22%.

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Analogamente. la crescita, ugualmente costante dei ricoveri domiciliari, è più sintomo della saturazione che non dell’affievolimento dei casi gravi.

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Le dimissioni, che hanno superato i 9.000 casi procedono con un ritmo altalenante, ma ancora non sufficientemente robusto per ridurre il carico sulla Sanità.

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I decessi si mantengono su un livello elevato ed è inevitabile osservare come siano un percentuale tra il 3% ed il 4% dei ricoverati (oggi 12.900).

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Il consueto bollettino dell’Istituto Superiore della Sanità non fornisce grandi novità sulla distribuzione anagrafica dei decessi che resta in media sempre attorno ai 78 anni.

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Il quadro internazionale è invece in forte movimento, pur confermando le dinamiche che avevamo già identificato da tempo e che mostrano come la “questione italiana” sia stata solo una “questione di tempo”.

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Meritano invece un maggiore approfondimento le questioni legate alla diversa letalità del morbo, sempre più evidente nelle tabelle grafiche:

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Sono giorni difficili e sono i giorni in cui la guardia andrà tenuta altissima.

Verranno giorni migliori, ma nel frattempo #stiamoacasa.

#teniamoduro #coronavirusitaly #washyourhands #coronavirusmilan #stayathome

Sources:

 





Cronache lombarde – 21° giorno (ex isolamento)

29 03 2020

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夫未戰而庙算胜者,得算多也;未戰而庙算不勝者,得算少也

Ora, il generale che vince una battaglia fa molti calcoli  prima che la battaglia sia combattuta. Il generale che perde una battaglia fa pochi calcoli in anticipo. Così molti calcoli portano a vittoria e pochi calcoli alla sconfitta! È dall’attenzione a questo punto che posso prevedere chi possa vincere o perdere… (Sun Tzu – Pianificazione – L’arte della Guerra) 

L’ottimo è nemico del bene – anonimo

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Nel concludere la terza settimana di isolamento (e con essa le scorte di frutta e verdure fresche, domani si tenterà la sortita per garantire l’approvvigionamenti della guarnigione assediata, quindi temo ritardi nella pubblicazione delle cronache) la riflessione domenicale vuole proseguire sulla traccia di quella avviata ieri, anche confortati dal fatto che il dibattito sulla “exit strategy” dalla attuale situazione di emergenza comincia a raggiungere i “talk show” e quindi diffondere qualche consapevolezza, anche nella popolazione, della necessità di definire come venire fuori da una situazione la cui sostenibilità socio-economica ci appare sempre più debole.

Nel frattempo, la scienza (quella vera) non dorme e nuove conferme si aggiungono alle ipotesi che, con ragionevolezza, erano state fatte.

La prima novità è contenuta in questo recentissimo studio  che documenta la immunizzazione (al 98,8%) dei soggetti che hanno subito l’infezione da SARS-COV2.

Anche il C.N.R. (il Consiglio Nazionale delle Ricerche) ci dice, in questo recente documento che ” è di assoluta importanza in questo momento coordinare gli sforzi di medici e ricercatori, e iniziare subito a svolgere analisi sierologiche e studi sulle caratteristiche immunologiche dei pazienti asintomatici, che secondo alcuni studi iniziali rappresentano il 75% dei contagiati e di cui noi non abbiamo traccia non avendo sviluppato sintomi clinici. ”

L’attuale dispositivo di controllo, è basato su test la cui modalità di esecuzione è basata sulla esecuzione di test PCR (attraverso il cosiddetto “tampone orofaringeo”). Questi test, la cui esecuzione richiede 4-6 ore, possono però essere eseguiti solo da alcuni laboratori centralizzati, che hanno già raggiunto la massima capacità produttiva e viaggiano, attualmente, con una risposta di 3-4 giorni di ritardo.

L’attuale dispositivo, in Lombardia, ha permesso il test di 102.503 persone, circa l’1% della popolazione, di cui il 38% è risultato positivo (quindi circa lo 0,39% della popolazione lombarda, contro il 3% di contagiati di Vo Euganeo).

Anche l’esperienza islandese, che sta svolgendo un’attività massiccia di test, conferma il dato della presenza significativa di asintomatici, stimata al 50%.

Allora è tempo di tirare le somme.

  1. la capacità attuale del dispositivo di testing è limitata, non espandibile, costosa e lenta.
  2. Il numero reale dei contagiati è da 5 a 10 volte superiore ai 39.415 finora identificati.
  3. Esistono quindi da 200.000 a 400.000 contagiati , di cui però una buona fetta potrebbe non essere più contagiosa.
  4. Quindi, considerando che il ciclo della malattia è di circa 3 settimane, (si veda anche un interessante studio effettuato su 138 pazienti ricoverati a Wuhan) circa i 2/3 di questi potrebbero essere ancora infettivi.
  5. Il “lockdown” in Lombardia riguarda il 37,5% della popolazione e quindi una quota significativa di persone è ancora (inevitabilmente) in circolazione,

In queste condizioni, si comprendono da un lato, le richieste di rendere ancora più totale il lockdown, ma è ugualmente irrealistico, pena il collasso del sistema, immaginare blocco totale del sistema.

Nella stessa Wuhan l’approccio al lockdown era stato più modulare ed accompagnato da un notevole supporto tecnologico (consiglio la visione di questo video di George Thompson).

Va quindi sviluppato un approccio diverso che permetta la identificazione di un maggior numero di soggetti, anche attraverso il ricorso a nuove tecniche di test (test anticorpali) che anche se meno affidabili presentano il vantaggio del costo e della più immediata implementazione, e farlo subito.

Come ad esempio è stato anche proposto dall’ex direttore del Policlinico di Milano, il professor Ferruccio Bonini,che assieme alla direttrice dell’UO di Epatologia, centro di riferimento della Regione Toscana per le malattie croniche e il tumore del fegato, Maurizia Brunetto, Bonini ha realizzato uno studio in proposito. 

Veniamo quindi ai numeri della giornata di ieri, che come al solito, ci riservano qualche buona notizia e le solite cattive.

 

0Partiamo dalle buone notizie. Il saldo che monitoriamo che si traduce in maggior o minor carico ospedaliero, ieri si è ridotto sensibilmente, con 614 casi. Attenzione, anche questa è una notizia che contiene una componente negativa, in quanto il carico si riduce sia per effetto delle dimissioni che per i decessi.

Le dimissioni di ieri hanno segnato il secondo miglior dato dall’inizio con 961 pazienti guariti.

 

0 (1)Purtroppo, anche i decessi hanno mantenuto una dinamica molto forte con 562 casi.

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Portando il cumulato a 5.944 casi finora. L’età media al decesso (dato Italia) : resta attorno ai 78 anni :

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I nuovi casi quindi sono stati 2.117

0 (4)Che porta il totale dei casi positivi per la Lombardia a 39.415 che al netto del totale dimessi e decessi rappresenta un totale di 24.509 casi attualmente positivi.

0 (5)

In termini di destinazione i 2117 nuovi casi sono stati destinati per 572 casi all’isolamento domiciliare che adesso vede 12.038 lombardi assistiti a casa.

0 (6)

Mentre 1.545 sono state le nuove ospedalizzazioni di cui solo 27 in terapia intensiva. Finora sono 82 i lombardi che sono stati trasferiti a strutture di ICU fuori regione (di cui circa una ventina in Germania).

0 (7)

Il totale degli ospedalizzati è di 12.471 di cui 1.319 in terapia intensiva.

0 (8)Il quadro internazionale mostra la dinamica conosciuta che vede diventare sempre più marcata la “anomalia cinese” (forse, pensando alla Corea, potremmo parlare di anomalia orientale).

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Lo abbiamo già detto ieri, lo ribadiamo oggi: occorre un cambio di paradigma.

Gli strumenti che stiamo utilizzando, si stanno dimostrando inefficaci e come autorevolmente già sottolineato dalla Harvard Business Review: “Some aspects of this crisis — starting with its timing — can undoubtedly be attributed to plain and simple sfortuna (“bad luck” in Italian) that were clearly not under the full control of policymakers. Other aspects, however, are emblematic of the profound obstacles that leaders in Italy faced in recognizing the magnitude of the threat posed by Covid-19, organizing a systematic response to it, and learning from early implementation successes — and, most importantly, failures.

E per oggi è tutto.

#stiamoacasa #teniamoduro #coronavirusitaly #washyourhands #coronavirusmilan #stayathome

Sources:

 





Cronache lombarde – 20° Giorno (ex isolamento)

28 03 2020

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La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo“. (Sun Tzu – L’Arte della Guerra)

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Nella Cronaca odierna, abuserò ancora una volta della pazienza dei miei quattro lettori, approfittando della surreale calma di un caldo mattino di un sabato di primavera, per ragionare con voi su un tema che mi appare (e non solo a me, ma a molti amici) più che urgente, vitale nel vero senso del termine.

Innanzitutto va misurato con migliore precisione il campo di battaglia. I dati di ieri ci dicevano ancora che nel resto del mondo, esclusa l’Italia, il tasso di letalità legato alla SARS-COV2 (o COVID-19 se preferite) è del 3,51%.

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Il consueto rasoio di Occam, unito anche l’osservazione che scaturisce dall’analisi della mortalità negli altri paesi :

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ci impone di considerare che l’ipotesi più ragionevole sia anche la più probabile. Ovvero che una larghissima parte dei casi positivi NON venga rilevata. La presenza di un largo numero di asintomatici (stimata tra il 45% nel caso di Vo Euganeo  e l’86% in Cina) è fatto praticamente acclarato.

Quindi riteniamo che questa potrebbe essere la fotografia più realistica per la Lombardia:

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La buona notizia è che quindi non esisterebbe una “anomalia” italo/lombarda, mentre la cattiva è che ci sono almeno 70.000 concittadini che, pur positivi, sfuggono a qualsiasi controllo. Attenzione, questi 70.000 non saranno infettivi “per sempre” ma solo sino alla fine del periodo di infezione che è mediamente stimato in 30 giorni.

In questo periodo sarebbe quindi più che necessario che questi soggetti, che però sono inconsapevolmente contagiosi, stessero quarantenati. Ma, non sapendo chi siano, allora dobbiamo stare TUTTI quarantenati, che è la sostanziale linea di difesa che è stata attualmente assunta, e la cui sostenibilità socio-economica comincia a scricchiolare.

A proposito di controllo, è obbligatoria una parola su cosa si intenda, in questo momento, per “controllo”.

I test attualmente svolti consistono nell’esecuzione di un tampone oro-faringeo (si veda anche qui). Il test rileva la presenza del virus (RNA virale)  ma non degli eventuali anticorpi (e solo quando si raggiunge un determinato livello di concentrazione virale nelle alte vie respiratorie, per cui ne è consigliata la ripetizione) ma nulla ci dice circa la possibile immunità degli asintomatici che sono venuti a contatto con il virus in periodi precedenti

Il test del tampone oro-faringeo è un test virale costoso sia in termini assoluti (50€) che di impiego di risorse umane (analisti), strumentali (laboratori attrezzati per la PCR) e temporali (tempo medio di elaborazione : 3,6 giorni) ed ha anch’esso raggiunto il collo di bottiglia in termini della attuale capacità dei laboratori ad eseguire le analisi.

Perché sarebbe importante rilevare la presenza di anticorpi?

Per diverse ragioni, Innanzitutto, perché ci permetterebbe di identificare i soggetti che hanno già avuto l’infezione e non sono più contagiosi nè possono essere contagiati (sull’immunità, più o meno di gregge, abbiamo l’esperienza dei virus passati ma non ancora quella sul COVID19, quindi quanto asserisco è assai probabile, ma non ancora scientificamente provato. Fatto è che non sono state ad oggi registrate recidive e che qualche studio comincia ad escluderlo).

Questi soggetti sarebbero “preziosi” nella situazione attuale perchè potrebbero essere tranquillamente utilizzati in diverse attività o, semplicemente, riprendere la propria attività.

Sulla necessità di screening estesi, sull’esempio della Corea del Sud, si sta registrando una grande convergenza di opinioni e molti paesi (Germania, UK)  come alcune regioni italiane, si stanno preparando ad attività in questa direzione.

Questi sono i cosiddetti test “anticorpali” (IgM ed IgG) che misurano la risposta dell’organismo immediata o precoce al virus.

Le IgM iniziano a comparire rapidamente dopo il contagio e quindi questa risposta anticorpale mostra la presenza del coronavirus.

Il test se positivo deve essere confermato dal tampone, mentre gli anticorpi IgG rappresentano la memoria immunitaria di lungo e sono indice del fatto che l’infezione è stata superata e non è più in atto, permettendoci di individuare anche gli asintomatici che sono venuti a contatto con il virus e che hanno superato l’infezione”

IgG Questi test, (per la grande maggioranza si tratta di aziende cinesi, ed in questo momento ci sono circa 200 aziende nel mondo che li stanno sviluppando e molte hanno già ottenuto le necessarie autorizzazione CE o FDA)  presentano molti vantaggi ed alcuni svantaggi.

I vantaggi legati a questi test sono molteplici:

  • il  costo è attorno ai 5€ circa contro i 50 € del tampone oro-faringeo
  • velocità e sicurezza nell’esecuzione (tipo test diabete)
  • possibilità di scala e distribuzione (nessun laboratorio, possono essere eseguiti da paramedici o persone formate allo scopo)
  • forniscono info determinanti circa la possibilità di inviare al lavoro un soggetto.

Gli svantaggi sono legati all’attuale affidabilità che appare però più sbilanciata sul problema dei “falsi positivi” che non su quello dei “falsi negativi” su cui appaiono molto più affidabili.

In ogni caso il test non è da considerarsi come “stand alone” ma, nel caso di positività va accompagnato dal test del tampone, mentre nel caso di negatività va ripetuto periodicamente.

Tuttavia, il basso costo (per i milanesi, costa quanto l’ingresso nell’AREA C!) permetterebbe a determinate comunità (ad esempio quella sanitaria) di ripeterlo con frequenza anche giornaliera.

Ma su questo tema scriveremo ancora moltissimo.

Quindi, veniamo ai fatti lombardi, e questa volta ci concentreremo solo sui fatti di rilievo.

Il numero di test aumenta di nuovo, con il consueto effetto della riduzione dell’incidenza dei positivi “rilevati” ma sempre tenendo a mente quanto detto sopra.

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Quello che abbiamo appreso è che il numero da tenere realmente d’occhio è il sovraccarico sul sistema sanitario, che ieri è aumentato di 2.409 di cui circa la metà (1.221) sono stati destinati all’isolamento domiciliare ed i resto sono stati ricoverati.

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Il numero di ricoveri quindi è stato di 1.188 nuovi casi che però al netto dei dimessi e dei decessi ha comportato una crescita netta di 485 unità.

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La terapia intensiva cresce ancora e sempre più faticosamente di 29 unità. del tutto insufficienti a garantire il livello di assistenza che invece la situazione richiederebbe.

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“L’affaticamento” del sistema ospedaliero è dimostrato dal grafico precedente, che mostra come stia costantemente crescendo la percentuale di pazienti inviati alle cure domiciliari (con bombole di ossigeno) ma mostra, purtroppo, anche come, al passare del tempo, cresca la mortalità tra i pazienti ospedalizzati che ha superato, ad ieri il 20%. Ogni giorno che passa, in media, aumenta del 2% la probabilità di decesso in ospedale.

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Questo dato, del tutto indipendente dalla politica dei test, mostra nella sua crudezza, come per ogni attività umana, la riduzione marginale della produttività, qui purtroppo da intendersi come capacità di curare efficacemente.

Tenendo a mente i numeri della stima dei contagiati reali e la ormai esiziale capacità di cura, si comprende come siano maturi i tempi per un cambio di paradigma.

Le nostre strutture di difesa sono al collasso. Il “serbatoio” che genera il ciclo malefico “contagiati-ricoverati-critici-decessi” è ben più grande della capacità a gestire i casi gravi. Occorre una sortita strategica.

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Troppo pochi dimessi (il dato assoluto di ieri era 162 dimessi) e troppi decessi  (+541) generano ancora una pressione eccessiva sul sistema.

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Il quadro internazionale è adesso dominato dagli USA, anche se non credo che POTUS intendesse questo con America First …

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Purtroppo la Spagna è ben avviata per strapparci anche la seconda posizione, anche gli altri paesi (Germani e UK) sono in corsa per contenderci il primato. Solo la Francia, finora, mostra una dinamica più moderata.

Lo abbiamo scritto più volte, sarà una lunga guerra, e finora è stata una guerra di trincea.

Occorre un cambio di paradigma.

#stiamoacasa #teniamoduro #coronavirusitaly #washyourhands #coronavirusmilan #stayathome

 





Cronache lombarde – 19° giorno (ex isolamento)

27 03 2020

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Ricorda, gli elementi della strategia militare sono cinque: primo, misurazione dello spazio; secondo, valutazione della quantità; terzo, calcolo; quarto, confronto; e quinto, probabilità di vittoria” (Sun Tzu, L’arte della guerra) 

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Prima di commentare i dati di ieri, che i media hanno ampiamente già commentato negativamente, credo sia utile ripetere che il dato puntuale ha poca significatività, mentre è assai più rappresentativo il trend.

Il “trend” o meglio la tendenza, non è altro che una retta (o una curva) che interpolando dati di più giorni, elimina le inevitabili fluttuazioni che il dato puntuale, al contrario subisce.

Questa è la ragione per la quale, preferiamo guardare alle medie mobili a più termini ed alle curve di interpolazione che non al dato grezzo.

Nello specifico, è utile ricordare anche alcuni “pezzi” di informazione che sono sfuggiti a molti cronisti.

Il primo è l’ordinanza n.514 del 21/3 della Regione Lombardia che ha esteso il numero di test anche ai soggetti con temperatura corporea superiore a 37,3°,  il secondo è la richiesta, oramai generalizzata, da parte degli amministratori degli 85 comuni della Città metropolitana di aumentare il numero dei test. Il terzo è la saturazione dei relativamente pochi laboratori preposti all’analisi dei test (ed al conseguente accumulo e ritardo con cui vengono resi disponibili i test: “A delay of 3.6 days (95% CI, 1 to 10) was
found between the date in which the result of the test was received and the date of the recording in the dataset“).

Il fatto che il numero reale di contagiati sia molto più ampio di quello rilevato comincia ad essere evidente a molti, oltre che già misurato in alcuni paper scientifici che abbiamo già citato nei giorni scorsi.

Un caso esemplare è quello del comune di Vò Euganeo, assorto all’onore delle cronache, quale il “focolaio” del Veneto.

In una recente intervista il prof. Andrea Crisanti (direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università-azienda ospedaliera di Padova) che ha studiato il focolaio del Comune veneto di Vò Euganeo (che è stato “censito” al 100%) ci dice che gli insegnamenti importanti che quel caso ci ha insegnato sono tre:

  1. la percentuale degli infetti, già elevatissima al momento del primo caso, era del 3% 
  2. il 45% dei contagiati era asintomatico,
  3. un secondo campionamento ha mostrato che 3 su 8 (37.5%) dei nuovi casi erano conviventi di persone infette asintomatiche. 

Sappiamo che il virus è in circolazione in Lombardia dagli inizi di gennaio, e che le prime misure di confinamento sono state assunte agli inizi di marzo.

Ci appare quindi ragionevole supporre che, a fronte dei 34.889 casi “ufficialmente registrati”, i casi reali potrebbero essere nell’ordine delle centinaia di migliaia (il 3% della popolazione lombarda è appunto circa 300.000, che rappresenta, ovviamente un’indicazione di massimo teorico).

Peraltro, partendo dal solo dato (semi) certo di cui disponiamo, che è rappresentato dai 4.861 decessi alla data di ieri (ricordiamo che solo i decessi legati a persone che erano state precedentemente testate vengono contati nella statistica) e lo confrontiamo con l’indice di letalità (decessi diviso ammalati) mondiale, al netto del dato italiano, pari a 3,51% otteniamo 138.490 possibili contagiati, di cui oltre 60.000 sono probabilmente asintomatici, dato molto più coerente con il dato di Vò Euganeo e da quanto suggerito dalla letteratura scientifica di cui disponiamo.

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Quindi, “forti” delle precedenti considerazioni, che ci continuano a rassicurare sul fatto che i dati “duri” su cui ragionare sono più rappresentati dalla dinamica degli ospedalizzati e dei decessi, mentre il numero dei contagiati sarà inevitabilmente influenzato dal numero dei test che si deciderà di svolgere (ed anche dalla capacità di processarli in tempi ragionevoli).

Veniamo quindi all’analisi dei dati della giornata di ieri.

1Il “saldo netto” tra nuovi casi e dimessi/decessi è di nuovo in forte crescita, dato che preoccupa soprattutto perché rappresenta una costante quanto inesorabile crescita della pressione sul sistema sanitario.

23I 2.543 nuovi casi di ieri, li abbiamo già commentati e quindi ci concentriamo piuttosto sulla loro destinazione.

9I casi destinati all’isolamento domiciliare sono stati 916 mentre i restanti 1.627 sono stati indirizzati verso le strutture ospedaliere.

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Anche i ricoveri in terapia intensiva sono ancora cresciuti di nuove 27 unità, che chiaramente “stridono” con la crescita delle ospedalizzazioni e quindi rendono inevitabile la constatazione della sempre minore efficienza del sistema.

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Il tema della “resilienza” del sistema sanitario è decisamente il tema centrale che immagino toglierà il sonno a chi ha la responsabilità delle decisioni.

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Il grafico precedente (che non amo mostrare perché obiettivamente “difficile”) mostra l’andamento dei decessi cumulati sul totale degli ospedalizzati (al lordo delle dimissioni e dei decessi, quindi tutti coloro che dall’inizio sono stati ricoverati) e lo confronta con la percentuale che invece rappresenta i ricoverati di terapia intensiva sugli ospedalizzati netti (ovvero quelli che si trovano attualmente ricoverati).

Appare terribilmente evidente, dall’incrocio delle due curve, come la crescita dei decessi in percentuale sui ricoveri non possa che riportarsi anche alla meno che proporzionale capacità del sistema di offrire risposte di terapia intensiva.

Venendo a note meno dolenti, il numero dei dimessi è stato di 558, che è ancora lontano dalle tre cifre che ci servono per cominciare a liberare capacità ospedaliera.

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La curva dei decessi (387 nella giornata di ieri), nonostante si mantenga su livelli elevati appare sempre ascrivibile ad una fase discendente.

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Stimiamo che il quadro complessivo, legato al sovraccarico ospedaliero, manterrà il livello dei decessi ancora per diversi giorni ad un livello compatibile con il quadro attuale.

Decisamente movimentato è invece il quadro internazionale.

14Gli USA  hanno “strappato” di slancio sia all’Italia che alla Cina il record dei contagi e, nella consapevolezza del diverso e più timido approccio al lockdown degli anglosassoni, è da temersi che la “escalation” sarà dimensionalmente notevole.

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Sempre più evidente quindi come il “Metodo Wuhan” sia, nella sua brutalità (pena di morte per chi non rispettava il confinamento) più efficace, almeno sotto il profilo , epidemiologico (su quello economico, si vedrà, chi scrive preferisce di gran lunga quello coreano del sud). 

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Il diverso approccio , di riflette anche sugli indici di letalità che mostrano un andamento sempre più simile al caso che non a quello cinese.

Il quadro quindi è estremamente mobile e di certezze ce n’è sempre poche.

Riteniamo necessario sviluppare strategie più selettive e mirate e credo (anzi, sono sicuro, per una volta) che su questo punto i tempi siano maturi per un cambio di strategia.

Nel frattempo #stiamoacasa e #teniamoduro