Cronache Lombarde – 55° Giorno (ex-isolamento)

4 05 2020

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“Col tesoro dissanguato, lo Stato aumenta le tasse. Beni e risorse svaniscono, e il paese è alla fame. I contadini perdono i sette decimi dei guadagni, e il governo i sei decimi degli introiti.” Sun Tzu – L’Arte della Guerra

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Oggi, 4 maggio, inizia ufficialmente la “Fase 2” e con essa un relativo allentamento dell’isolamento cui siamo stati sottoposti negli ultimi  55 giorni.

Quanto è cambiato lo scenario rispetto al momento in cui ci siamo rinchiusi in casa?

Il 9 marzo 2020, eravamo entrati in quarantena con 4.490 casi positivi “attivi”, oggi usciamo di casa con 36.926 casi ancora attivi (il totale dei casi è stato ad oggi di 77.528, la differenza è spiegata dai dimessi e dai decessi).

Dei 77.528 casi positivi “ufficiali” finora registrati, quelli che possono dire di “essersela cavata”  è poco più di un terzo, pari a 26.371 soggetti dichiarati guariti.

Il prezzo pagato alla epidemia è stato di almeno 14.231 morti, pari al 18,4% del totale dei casi. Ieri ancora abbiamo dovuto subire “l’aggiustamento” dei 280 nuovi casi di decessi riferiti all’intero mese di aprile, relativo ai decessi avvenuti in casa e sino a ieri, mai calcolati finora nelle statistiche. In pratica 258 decessi in media al giorno, mentre all’inizio ne avevamo registrati dal 24 febbraio, “solo” 333 (e senza considerare i numerosissimi decessi che prima o poi verranno attribuiti al covid-19)

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Per quasi la metà (48%) dei 77.528 la partita non è ancora chiusa, e c’è chi sta ancora lottando  a casa (29.785) , chi in ospedale (7.141) e chi in terapia intensiva (532) mentre il 9 marzo avevamo 3.242 pazienti ricoverati, di cui 440 in terapia intensiva (il picco era stato raggiunto il 6 aprile con 1.343 ricoveri in terapia intensiva).

Mentre la curva delle ospedalizzazioni sta lentamente calando, il ritmo di crescita dei nuovi casi positivi in isolamento domiciliare continua a crescere.

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Questi numeri ci devono fare comprendere che non abbiamo vinto alcuna guerra, ma che abbiamo, inevitabilmente, deciso la sortita dalla roccaforte, perchè l’assedio cominciava a minare il morale delle truppe e, soprattutto, la capacità di resistenza cominciava a vacillare soprattutto in termini economici.

Quindi adesso affrontiamo il nemico virus in “campo aperto” e la domanda è se siamo  adeguatamente equipaggiati.

In termini di capacità ospedaliera, e specialmente di terapie intensive, esiste chiaramente una riserva di circa 900 posti, che non ci si augura di dover utilizzare ma che abbiamo imparato, a nostre spese, essere “l’ultima linea di difesa”-

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Va necessariamente notato che la “Fase 2”  non è una vera e propria riapertura, ma una “libertà vigilata” e condizionata ad una serie di vincoli importanti, che condurranno molte aziende a preferire il proseguimento dello “smart working” (almeno quelle la cui attività è trasferibile “online”) piuttosto che imporre al proprio personale l’assunzione di rischi non necessari.

Le condizioni che sono state stabilite per continuare a beneficiare di questo allentamento sono tuttavia molto rigide e descritte, nell’oramai famoso DPCM del 24 aprile 2020:DPCM_20200426-1

In particolare, ci viene spiegato che le condizioni da soddisfare per evitare il ritorno al “lockdown” sono che :

        1. Capacità di monitoraggio epidemiologico.
        2. Stabilità di trasmissione.
        3. Servizi sanitari non sovraccarichi.
        4. Attività di readiness.
        5. Abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti.
        6. Possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing., isolamento e quarantena.

Più in particolare ci viene spiegato che, sarà necessario che almeno il 60% dei seguenti “kpi” mostri un trend di miglioramento, sennò… si torna a casa.

  1. Numero di casi sintomatici notificati per mese.
  2. Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla terapia intensiva -TI) 
  3. Numero dei casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) 
  4. Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio e di residenza

Da quel poco che ci è dato capire è che quindi è il comune di residenza ad essere l’unità di monitoraggio e, all’interno di esso, i soliti parametri noti, ovvero, i casi totali, quelli ospedalizzati e le terapie intensive.

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Quando siamo entrati in isolamento i casi ufficiali “attivi” erano meno di 5.000, mentre domani “usciamo” con 35.000 casi ancora potenzialmente infettivi e nulla sappiamo dei famosi “asintomatici” il cui numero (stima) ci verrà rivelato dalla prossima indagine sui 150.000 italiani di cui però non avremo contezza prima di un mese.

Cosa abbiamo imparato in questi due mesi?

Abbiamo appreso che mai , come in questo caso,  sono più le cose che non sappiamo di quelle che conosciamo.

Non conosciamo la data di quando un vaccino sarà disponibile, come non conosciamo finora, alcuna terapia realmente efficace.

Ugualmente non conosciamo il reale numero dei contagiati ed anche le apparenti crude certezze, come i decessi, ci serbano amare sorprese.

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Insomma, la scienza, non riesce a darci “inconfutabili certezze” (caro il nostro ministro Boccia) ma solo probabilità ed ipotesi. Viviamo in un mondo di probabilità.

Qualche certezza c’è, in verità. Una di queste è rappresentata dal crollo del prodotto interno lordo che sarà accompagnato tra non molto, anche da quello dell’occupazione.

Sappiamo ugualmente, che senza lavoro e remunerazione non c’è futuro per molti e quindi se escludiamo i 16 milioni di pensionati, che in qualche modo, nelle diverse ristrettezze non vedono modificata la loro posizione economica,  (e lo stesso potrebbe dirsi per i 3 milioni di dipendenti pubblici)  per gli altri 40 milioni di italiani lo scenario che rischia di aprirsi riserva rischi non inferiori a quelli dell’epidemia.

“Primum vivere, deinde philosophari”. Occorre quindi affrontare il nemico a viso aperto (magari con una mascherina) e cominciare ad elaborare nuove strategie di confronto.

Esiste un alea di rischio in ogni attività umana.

Se al soldato che va in guerra, si dovesse garantire la sicurezza al 100% (come al poliziotto che ci protegge, o al pompiere) non avremmo nè soldati, né poliziotti e nemmeno pompieri.

Stiamo iniziando una navigazione in acque incognite, e dobbiamo accettare che il il mondo al 90% che ci è stato raccontato dall’Economist rappresenta realmente una sfida che non potrà essere affrontata con i medesimi strumenti e con le certezze di due mesi fa. 20200502_FBC955

In questo nuovo mondo di incertezze che ci attende, dovremo acquisire la progressiva consapevolezza che sarà necessario convivere con un più elevato livello di rischio.

Questo è un messaggio che può apparire complesso o addirittura inaccettabile per molti politici, ma che sarebbe invece necessario veicolare con chiarezza e con fermezza.

Occorre un approccio diverso e più proattivo al tracciamento ed isolamento del virus, per permettere una convivenza “dinamica” con lo stesso.

Noi, nel nostro piccolo progetto  #tamponailvirus, abbiamo (e stiamo tuttora) cercato di dare il nostro contributo in questa direzione e restiamo convinti che la direzione dei test rapidi qualitativi immunologici sia, ad oggi e nell’attesa di nuovi test rapidi come quelli molecolari basati sulla saliva,  la sola strada che permetta, su grandi volumi, in modo economico e distribuito anche a livello della cittadinanza,  di  riattivare i processi economici ma anche le semplici relazioni fra le persone in ogni comunità.

All’inizio di questo progetto, avevamo scontato lo scetticismo di molti.

Il tempo invece ci ha dato ragione ed i test rapidi stanno invece diventando il solo possibile strumento per una efficace ed efficiente azione di analisi sul territorio, come ad esempio stamattina a Napoli all’arrivo del treno da Milano che trasportava “i figli del sud” di rientro dal nord, dopo due mesi di involontaria cattività.

Il progetto #tamponailvirus continuerà ancora, almeno finchè  si realizzerà il suo secondo obiettivo (mentre il primo è già stato realizzato, attraverso il finanziamento della attività di sperimentazione di un protocollo sanitario  in due grandi ospedali del nostro paese e di cui vi racconteremo presto.)

Il secondo obiettivo sarà la diffusione di un protocollo medico medico-legale “standard” da mettere gratuitamente a disposizione delle aziende per riavviare la produzione in sicurezza, ed anche di questo vi racconteremo presto.

Con questa Cronaca, invece, fermiamo la parte “statistica” del progetto, nella speranza che i numeri del virus diventino in futuro sempre meno importanti.

Abbiamo ancora molta strada da fare e fra tanta incertezza, almeno una cosa è sicura: da oggi si ricomincia a correre (in tutti i sensi).

E se aveste voglia di aiutarci sostenete il progetto #tamponailvirus!

La donazione può essere effettuata a mezzo bonifico o con carta di credito, riportando la causale: Donazione liberale #tamponailvirus ed è regolarmente deducibile essendo offerta attraverso la ONLUS Fondazione Italia il Dono

Ringraziamo tutti coloro che vorranno sostenere la nostra iniziativa!

 

 


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